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Giulio da Vicchio

Giulio nasce a Vicchio di Mugello (Fi) nel 1925, da Ferruccio Rontini e Gilda Ciullini. Trascorre la propria esistenza tra le localita' di Vicchio e di Livorno seguendo le varie vicissitudini familiari. Figlio d'arte fin da piccolo ama mescolare i colori, le sue prime tavolette pitturate risalgono agli anni 1936, 1939, 1941 e rappresentano "bozzetti" dal vivo eseguiti in giro per il Mugello con il padre durante le vacanze dalla scuola.
Giulio frequenta le scuole superiori e Livorno e al termine di queste sostiene l'esame attitudinale per entrare all'Accademia delle Belle Arti di Firenze ma benche' sia risultato primo tra tutti gli allievi preferisce gli insegnamenti del padre a quelli accademici per qui in realta' non si iscrivera' mai al corso.
Il 1944 fu l'anno in cui Giulio Rontini decise di dedicarsi completamente alla pittura, firmandosi con lo pseudonimo di "Giulio da Vicchio", per non sfruttare il suo vero cognome gia' reso famoso dal padre, suo unico maestro. Giulio da Vicchio si forma artisticamente con lo studio dal vero sia della campagna mugellana sia della bella costa labronica, a contatto con i pescatori, cercando di penetrare l'ambiente marinaro nel suo contenuto di vita legato al mare. Dopo un primo periodo formativo dalla pittura dal vivo passa a dipingere nello studio, dove, l'esperienza del "vero", abbinata ai contenuti letti dentro le cose, gli da la possibilita' di costruire la sua vera pittura. Inizio' così il periodo di se stesso, ricerca più difficile ma più appassionante. Nacquero in quel periodo, nello studio, quadri di notevoli dimensioni. Nel 1952 Giulio esordisce con una personale a "Bottega d'Arte" di Livorno con un successo incoraggiante. Successivamente trascorse brevi soggiorni a scopo di studio in Olanda ed in Danimarca, trasportando le nuove emozioni ricevute in alcuni dipinti. Ma nel 1953 ritorno' al "suo" Mugello per un buon periodo di studio alla Colla di Casaglia, sull'Appennino Tosco-Romagnolo.
Il 23 dicembre 1956 Giulio Rontini sposa la signorina Rosa Giulia D'Alessandro avvocato e figlia di un noto magistrato. Nella moglie Giulio trovera' una compagna unica che con il suo amore, la sua intelligenza, la sua comprensione e' riuscita a stagli accanto permettendogli di diventare un grande artista, lasciandolo libero di esprimersi senza dover pensare ad altro in quanto era lei che si occupava della conduzione della famiglia con quella calma e pazienza che la caratterizzava. L'artista stesso ha più volte dichiarato che deve tutto a sua moglie grande ed unica compagna di vita.
Il suddetto matrimonio venne celebrato in Sicilia (in quanto il padre di Rosa Giulia era stato trasferito a Caltagirone e quindi tutta la famiglia, Rosa Giulia compresa si trovava lì); Giulio era sceso in Sicilia qualche mese prima del matrimonio e questo fu per lui un periodo importantissimo per la sua vita professionale. Lo stesso Giulio ammette che la conoscenza della Sicilia, con la sua passionalita' e' stato l'evento fondamentale della propria vita d'artista (vedi rif. al secondo periodo pittorico). Dal 1956 in poi Giulio da Vicchio si dedico' alla cura di diverse mostre personali (Catania, Piacenza, Milano, ecc). Nel 1963 nacque il suo primogenito a cui diede il nome del padre, Ferruccio (scomparso tragicamente nel 1994 a soli 31 anni, dopo aver intrapreso anch'egli la carriera pittorica ).
Nel 1966 nasce la secondogenita Alessandra, la quale benche' compia studi economici laureandosi in Economia e Commercio presso l'Universita' degli Studi di Pisa, diventera' curatrice artistica seguendo con amore le relazioni pubbliche del padre.
Nel 1979 viene diagnosticato a Giulio un tumore maligno che lo costringe ad un intervento delicato ma risolutivo: tutto, contrariamente ad ogni previsione, si risolse nel migliore dei modi cosicche' l'artista pote' proseguire per la sua strada. Ritornato infatti dalla degenza ospedaliera si rimise immediatamente al cavalletto dipingendo con grandissima energia, consapevole del fatto, forse, che dell'alto qualcuno aveva dato a lui un'altra possibilita'. Negli anni a venire la produzione di Giulio da Vicchio e' stata sempre molto florida, egli ha lavorato per diversi galleristi della zona senza pero' dei vincoli assoluti, ha sempre, infatti voluto mantenere un legame stretto anche con i propri clienti. Purtroppo la vita con lui non e' stata molto clemente ma lui ha trovato nella pittura la forza ed il coraggio per andare avanti. Nel 1984 perde tragicamente un carissima nipote, Pia (figlia del fratello Renzo), in un agguato del mostro di Firenze; nel 1994 perde il figlio Ferruccio per un attacco di cuore; infine nel 1997 perde anche la sua guida spirituale: la sua adorata moglie, condannata da un tumore.
Così si ritrova solo con la figlia a lottare giorno dopo giorno contro le avversita' del destino. Insieme ad Alessandra riprende coraggio e va avanti invogliato anche da lei che lo sprona e gli promette di seguirlo nel suo cammino curando le sue relazioni pubbliche, promuovendo mostre a Livorno e fuori.
Per cio' che riguarda il percorso pittorico dell'artista occorre precisare, a grandi linee, che i periodi più significativi sono tre anche se si tratta di periodi che si intersecano fra loro dando vita a momenti intermedi.
Il primo periodo e' sicuramente quello formativo mugellano e livornese, volto alla ricerca di una completezza tecnica, allo studio del "vero" e all'assorbimento di emozioni, atmosfere e di valori umani. I soggetti principali di questo periodi sono soprattutto paesaggi ma e' presente in questa pittura lo studio e l'interesse verso i pensionati, i contadini ed i pescatori, soggetti che poi diventeranno caratterizzanti della pittura di Giulio da Vicchio.
Il secondo periodo e' riconducibile proprio all'esperienza siciliana ed al rapporto fremente con questa terra. Giulio da Vischio fu letteralmente fulminato da quell'atmosfera piena, ricca anche di mistero e con moltissime cose da scoprire. Terra affascinante, passionale, vissuta a fior di pelle; egli sentiva nelle rughe delle facce dei contadini e dei pescatori, nei vestiti delle loro donne, nei loro occhi peni di mestizia e di timore, atmosfere quasi metafisiche, come se tutto fosse così da sempre, come se il mondo si fosse fermato. La "lezione siciliana" lo porto' a rileggere argomenti gia' trattati nel primo periodo. I contadini ed i pescatori toscani divennero fratelli di quelli siciliani. Prevalse il desiderio di creare gruppi quasi scultori di figure fuse, legate tra loro nei gesti, caratterizzanti da sempre il loro lavoro per glorificare la vita. Nacquero dipinti di notevole forza espressiva, volti ai contenuti espressivi globali usando sia il colore, sia il linguaggio tecnico arrivando ad audacissime violenze cromatiche e chiaroscuri. Quelle che sembrano zone d'ombra sono invece zone di rafforzamento cromatico e chiaroscurale al fine di raggiungere valori espressivi sempre più elevati, sempre più veri. Quelle zone seccamente tagliate stanno a significare anche il destino inamovibilmente segnato. In alcuni dipinti, come in quelle dei pescatori, queste zone sono simbolo di mare e di rischio. Profondi rossi e blu dovrebbero arrivare a comunicare sempre più efficacemente l'essenza della vita di mare.
Il terzo periodo (che e' ancora in atto) nasce dalla necessita' dell'artista di evadere e di elevarsi, come conquista di liberta', liberta' che si puo' trovare solo in se' stessi. Si tratta essenzialmente di soggetti paesaggistici che riprendono in un certo senso la zona del Mugello rivisitata con un velo di sogno, di poesia: qualcosa che va oltre al figurativo, qualcosa che fa sognare, che colpisce l'animo che lo rasserena.

Unica Monografia dell'artista curata da G. da Vicchio stesso Edizioni Polistampa Firenze 1996.

Opere di Giulio da Vicchio (3)


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