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Bruno Paoli

"Personale "

LIBRO DELLE VISITE
La mostra si è conclusa il 31/03/2021


Biografia


E’ nato nel 1915 a Firenze, dove ha vissuto e lavorato fino alla scomparsa, nel 2005.
Ha insegnato all’Accademia ed ha tenuto mostre in molte città italiane. Nel 1942 espose alla galleria Il Fiore e nel 1943 alla galleria Via Larga a Firenze. Ha ricevuto vari riconoscimenti, tra cui il primo premio per la ceramica nel 1951, alla Mostra Nazionale Arte e Sport di Palazzo Strozzi a Firenze nel 1958 e alla Biennale d'Arte Sacra di Pistoia nel 1969. Nel 1973 vinse il Premio “Mario Bucci” in Palazzo Vecchio a Firenze.
La sua pittura, legata alla tradizione classica, si esprime attraverso una pennellata ricca e istintiva, di grande impatto cromatico e dai temi che attingono alla realtà quotidiana.
Si è dedicato anche alla scultura e alla ceramica.
Sue opere si trovano in molte collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero.

Gabriella Gentilini

Dal catalogo della mostra “Piccolo Formato” a cura di Gabriella Gentilini, Firenzeart Gallery, Firenze, dicembre 2000 - gennaio 2001.


Presentazione


Nella sua lunga esistenza, Bruno Paoli, pittore e ceramista fiorentino è stato contemporaneo di alcune delle più importanti correnti pittoriche del secolo scorso; le ha conosciute, analizzate, ma in ultimo è rimasto saldamente ancorato al proprio stile, un fatto già di per sé sorprendente in una stagione così longeva ancorché densa di sollecitazioni, mode e inquietudini.
Nato nel 1915 e scomparso nel 2005 Paoli ha fatto dunque a tempo ad affacciarsi nel nuovo millennio, lasciando poi un patrimonio di opere che rappresentano la testimonianza di un’artista, attento osservatore dell’umanità che ha attraversato il suo cammino, o che è andato personalmente a scovare per rappresentare non tanto la società nel suo, a tratti frenetico, mutare, quanto, come avrebbe detto Eugenio Montale, delle disturbate divinità che si sono poi allontanate per riprendere ciascuno la propria strada, avendo avuto cura però di lasciare una traccia, quasi un filo che permetta, seguendolo, di andare nuovamente a scovarle per riportarle sulla scena.
C’è nella pittura di Paoli una straordinaria forza evocativa, la supporta il tratto deciso, le cromie coerenti tra loro, ove, se compaiono, i toni dotati di maggiore vigore entrano in giuoco come antitesi con il resto della scena o in definizione di stati d’animo. La pennellata è decisa, corposa, la rappresentazione dei piani è costruita con sorprendente semplicità ed efficacia e le immagini, in virtù di una consolidata maestria, appaiono realistiche nella loro non invasiva profondità di campo.
Poi gli occhi. Si guardino negli occhi i personaggi Paoliani, specie le figure femminili, e si vedrà che gi occhi il più delle volte sono appena accennati ma, ciononostante, hanno la forza e l’evidenza di un intero racconto. Del resto, ricordiamolo, anche nei quadri di Modigliani, non sono disegnate le pupille dei soggetti, perché il grande pittore livornese sosteneva di non poter ritrarre quello che non conosceva, cioè l’animo di coloro che metteva su tela.
Come nella pittura di Modì, i dipinti di Paoli sono essenziali nelle forme e nella rappresentazione scenica, e questo è vero anche nelle opere ove coesistono più soggetti; si tratta, in genere, di figure, che sembrano recitare monologhi più che dialoghi, e la cifra esistenziale di questi racconti appare dirompente. Alcune figure femminili mostrano poi un garbato erotismo, tanto naturale da apparire inevitabile.
Altro accostamento che ci sentiamo di fare è con il cloisonnismo, termine già usato per la pittura di Gaugain, che si rifà alle vetrate piombate delle chiese (ciascuna con al suo interno un solo colore) e che è corretto usare anche per certe stampe giapponese,; la particolare partizione coloristica operata da Paoli è, infatti, una caratteristica saliente della sua opera.
Nato a Firenze nel 1915, Paoli si è diplomato all’Istituto d’arte di porta Romana, ha poi insegnato all’Accademia; l’inizio della sua attività espositiva risale agli ultimi anni della guerra quando tenne a Firenze due memorabili esposizioni, nel 1942 alla galleria Il Fiore e nel 1943 alla galleria Via Larga nell’odierna via Cavour; l’anno successivo, il 1944, è invece quello in cui inizia sistematicamente la lavorazione della ceramica, che praticava nel suo studio, Ceramiche Paoli, in via Manfedo Fanti; in quello studio produceva pezzi unici ispirati al primitivismo di Picassiana memoria; il suo lavoro come ceramista gli valse un importante riconoscimento alla XV Mostra dell'Artigianato dove, con un grande vaso vinse il primo premio; la pratica nella lavorazione della ceramica risulterà poi fondamentale per la definizione del suo personalissimo stile pittorico, fatto di contorni netti, uniformità nelle campiture e essenzialità nelle forme; un bagaglio cui attingerà soprattutto quando, all’inizio degli anni ’60, la sua attività artistica si volgerà quasi esclusivamente alla pittura; anche qui arrivano riconoscimenti importanti: nel 1969 alla Biennale d'Arte Sacra di Pistoia e nel 1973 il primo premio al concorso "Mario Bucci" tenuto a Palazzo Vecchio in Firenze.
I quadri di Paoli rappresentano la pittura senza tempo, contemporanea (al di là delle dispute accademiche sul termine) contemporanea, dicevamo, all’oggi, all’ieri, probabilmente al domani.


Jacopo Chiostri




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