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Alessandro Berti

"Vedute montane - Val di Susa"

LIBRO DELLE VISITE
La mostra si è conclusa il 18/06/2016

Nota Biografica


Nato a Firenze dove vive e lavora con studio in via Rondinella 55.
Diplomato come Maestro d’Arte all’Istituto Statale d’Arte di Porta Romana, dove frequenta anche il biennio di magistero.
Presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze segue i corsi di disegno tenuti dal Prof. Emanuele Cavalli.
Ha iniziato l’attività di pittore negli anni ’70.
Ha esposto le sue opere in numerose mostre personali e collettive, in Italia e all’estero (Boston, Chicago, Città del Messico,Cracovia).
Le sue opere sono state presentate e recensite da numerosi critici e storici dell’arte.
È stato docente di Disegno e tecniche pittoriche in corsi di restauro.



Esposizioni


Mostra di pittura “Pinacoteca della Repubblica di San Marino”, Rep. San Marino 1970.
Premio Internazionale 2 ° edizione “il Cenacolo”, Firenze 1970.
Esposizione “Fiera d’Arte contemporanea in Toscana” Pontassieve, Firenze 1985.
Mostra di pittura Grafica e Scultura “Villa Magna”, Firenze 1986.
Mostra di pittura “Galleria d’arte San Luca”, Latina 1987.
Mostra di pittura “Galleria il Tassello” Firenze, Fiesole 1993.
Mostra di pittura “Galleria d’arte il Semaforo” Firenze, Fiesole 1993.
Mostra di pittura “Centro Culturale Firenze-Europa”, Firenze 1995.
Mostra di pittura “XIII premio Firenze”, Firenze 1995, 3° premio.
Mostra di pittura “Antica compagnia del Paiolo”, Firenze 1996.
Mostra di pittura “Galleria Valiani”, Pistoia 1996.
Mostra di pittura “Antico caffè dei Ritti”, Firenze 1998.
Mostra di pittura “ Centro Culturale Puccini”, Firenze 2000.
Mostra di pittura “Saletta Boccuzzi”, Firenze 2001.
Mostra di pittura “Comune di Larciano”, Pistoia 2002 IX premio di Pittura.
Mostra di pittura “Comune di Larciano”, Pistoia 2003 –Menzione speciale quale opera pregevole.
Mostra di pittura “Comune di Larciano”, Pistoia 2004 –Menzione speciale quale opera pregevole.
Mostra Personale “Comune di Montelupo”, Montelupo Firenze 2005.
Mostra di pittura “ Identità sovrapposte”, Firenze 2009.


Critica


Alessandro Berti è un eccellente pittore della varietà. Fiorentino ritroso, di inesausto fervore, è paesaggista di ariose e marezzate pennellate; ma anche interprete della scena urbana nella sua solitaria monumentalità; e infine ritrattista di indiscussa perizia nelle sanguigne classicheggianti. Dotato di una sintassi figurativa di antico impianto Berti rappresenta il reale con forte senso della tradizione pittorica ma con in più una accattivante grazia scenografica che mai scade nell’illustrativo.
Colto didatta del disegno, ne insegna storia e segreti in una prestigiosa scuola fiorentina e se ne giova soprattutto nei preziosi suoi ritratti che hanno perizie annigoniane ed echi solenni d’affresco. Diverso è Berti paesista, toscanissimo ma a suo modo, che ha ben guardato la pittura europea. Rompendo la fedeltà a isole, Corsica e Elba – dove la pennellata è insieme densa e stenografica con vaghe sapienze post-macchiaiole – alle visioni urbane di Chicago, la sua recente America, dove la volumetria dei grattacieli ha sapori inediti di scena modernissima. A cercare un intimo e profondo legame di coerenza fra queste immagini dipinte, si potrebbe azzardare che esso è costituito da un sentimento della solitudine, di sconsolata fedeltà al vero, talora – nel paesaggio soprattutto – di asciutto e tenero rimpianto.
Il che vuol dire che Berti arricchisce sempre la sua lenticolare visionarietà (si vedano i bellissimi paesaggi sotto la neve e i suoi barbaglii) di una ricchezza poetica di originale e raro conio. A ciò serve il suo luminismo attento e vago, il gusto di una spazialità lontananze e struggente. Di contro a questi paesaggi isolani, campestri e urbani, sempre rigorosamente deserti di figure, stanno – all’opposto – i suoi molti e peritissimi ritratti. Adolescenza e vecchiezza sono i tempi di crisi esistenziale in cui Berti sorprende i suoi soggetti, perlopiù muliebri. Perplessità e tenerezza, ma intrise di costante malinconia, sono i dati che questo pittore meglio rappresenta, conferendo ai volti e alle figure, pur nella formidabile fedeltà fisiognomica, una attraente miscela di fragilità e di solennità insieme.
Ci auguriamo che Firenze dedichi presto un’occasione degna della qualità e della fedeltà a questo pittore così toscano pur nella tanto varie sue vincenti declinazioni.
Pierfrancesco Listri.
Appena vidi due tele di Berti, levigate, solitarie nei loro paesaggi di fiumara o spiaggia maremmane, con sfondi limpidi e lontani espressi da pennellate leggere, sapienti e trasparenti, pensai alla frase: “Nel meno c’è il più” spesso pronunciata dal grande architetto disegnatore tedesco Ludwig Van der Rohe, morto esattamente 20 anni fa.
Più tardi guardando altri oli del Berti ho dovuto capire che anche altri erano i suoi linguaggi, e che il suo tocco per solito lieve, poteva improvvisamente e facilmente diventare di uno spessore molto più carico, senza perdere l’incanto dello sfondo libero.
Magia della personalità spesso poliedrica degli artisti.
Poi c’è Berti ritrattista, preciso e accurato, attento a sguardi teneri e assorti.
Questo è dunque un pittore vario.
E ancora, a un tempo sognante e curioso scrutatore del paesaggio, delle luci, dei toni.
Guardategli un prato, un sasso, un volto o una porzione d’acqua, lui non si scoraggia e segue la sua strada provando e ricercando, e per solito mi pare che trovi quello che cerca, a quadro finito l’appuntamento non è andato deserto, l’incontro ha dato frutti.
Ci saranno domani altre strade, nuove sorprese, ma sempre quell’attenzione incantata, la grazia del vero stupore.
La sua completa e totale maturazione (essendo Berti, mi pare, un artista molto “in divenire” ; e probabilmente mai pago di sé) avverrà a cent’anni, quando sull’ultimo quadro il pennello gli cadrà di mano.
Perché? Solo perché le sue opere sono già sapienti e finite ora, ognuna nel suo genere, e nella sua interna sigla segreta.
Sarà dunque Berti insieme giovane e vecchio per sempre, da ieri all’infinito.
Altro incantesimo della creazione.
Giovanna Giubelli.







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