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Franco Santini

"Vedute fiorentine e naturalistiche"

LIBRO DELLE VISITE
La mostra si è conclusa il 07/03/2011

SE UN PITTORE DIPINGE COSì


CONTATTI:
Franco Santini
Tel. 328 0725480

ll lungo itinerario del maestro Franco Santini
Se l’esperienza di un artista si potesse rappresentare con un arco, la storia pittorica del maestro
Franco Santini, sarebbe un arco perfetto che, dalla partenza insicura ma precisa, corre su un
curvo itinerario di paesaggismo figurativo, per poi approdare ad una sorta di quasi informale di
strepitosa qualità e che é, oggi, per lui in età matura, la sua conquista vincente.
La sua prima mostra ebbe luogo a Viareggio, presso la celebrata galleria dei Vageri nel 1973. Un
giovane pittore fiorentino ma sceso dal Mugello, vi presentava sotto il simpatico pseudonimo di
Sanfrà una serie di operette che sembravano curiosamente nate da una vocazione grafica volta
alla sintesi, o anche da un informale addirittura di picassiana memoria. Fatto curioso perché in
genere gli artisti ‐ soprattutto se segnati dal terribile e prezioso, morso toscano ‐ esordiscono
con tenui paesaggi di questa bellissima terra. Franco Santini aveva allora venticinque anni.
Pian piano la sua pittura mutò, ma egli decise per un decennio di tacere con se stesso e con le
tele: smise di dipingere. lntanto si dedicava, come istruttore ai cavalli e all'arte dell’equitazione
(quei cavalli che torneranno poi insistiti e assai belli, nella sua pittura).
Quando ricominciò a dipingere la sua era una sorta, se cosi si può dire, di figurazione
sull'astratto. Ma la prima ancora — come testimoniano del resto alcune vittoriose mostre a
Prato, a Vicchio, a Pontassieve (giocando felicemente in casa) — c'è stato nell'arte di Santini un
lungo periodo che si puo definire di paesaggismo realistico. ll pittore disegnava e poi dipingeva
sempre dal vero en plein air in quello spicchio di Firenze che é ancora Ia parte più preziosa della
citta, cioé l'Oltrarno da cui derivava i suoi stretti vicoli, le insistite figurazioni di piazza Santo
Spirito, piazza della Passera, via dell'Ardiglione, il Cestello. Un bravo paesaggista bisogna
riconoscere che si era educato naturalmente sui post‐macchiaioli ma che aveva guardato oltre
alla serena bellezza degli impressionisti, già tutta la pittura contemporanea. Per cogliere quel
che è successo dopo, in un pittore che pur serba gelosissima la sua intima e personale identità
bisognerebbe forse ricordare due maestri da un lato, e soprattutto, De Pisis e dall’altro il grande
e silenzioso Morandi. Dal primo Santini credo abbia derivato quella felice capacità di far correre
il pennello come in un frullio d'ali, sicché colori e forme si imprimono veloci e spezzati in una
pittura che direi stenografica: il vero colto attraverso un frullar d'ali.
Da Morandi invece è lecito pensare che derivi quella strenua volontà di sintesi di volumi nudi e
compatti, di silenziose forme che sono l'ammaliante magia delle sue celebri nature morte.
Ma questi sono solo echi che il critico deriva per inquadrare la, pittura del nostro maestro, la
quale subisce s'è detto nel tempo una felice e decisiva metamorfosi, quasi un capovolgimento.
Dal realistico paesaggio toscano Santini approda ad una serie di tele (per lo più di grandi
dimensioni, perché ora ha bisogno della sommossa e solerte monumentalità quasi di affresco) in
cui le forme sfaldano per dir cosi i loro contorni, negano ogni traccia di naturalismo e si
esprimono in grandi fantasmi dall’accesa coloritura. Eccoci alla recente rivoluzione di Santini:
una vittoria conseguita attraverso precise tappe ricostruibili sulle sue stesse tele in quanto
spesso una tela dipinta con precisione figurativa e poi dal maestro ripetuta in una diversa
versione dove appunto si celebra questa rivoluzione ottica ed espressiva. Si veda ora una piazza
Santo Spirito che dalla orlata e realistica bianca facciata trapassa ad essere un'immagine più
densa e come priva di contorni. Si veda ancora lo stesso processo di astrazione condotto su uno
splendido paesaggio di Venezia. O infine si ammiri quella bellissima e verticale ’Strada
fiorentina’, che risale al 2003 dove davvero la fine del naturalismo porta ad una verità espressiva
più profonda, a cogliere cioè finalmente l’anima delle cose rappresentate. Molte ragioni
psicologiche e di intima ispirazione si possono qui notare e citare perché benissimo
rappresentate dal nuovo linguaggio espressivo che Santini ha raggiunto. Una volta egli mi ha
detto: 'dovevo uscire da una realtà ed entrare nella mia fantasia’ e allora ecco che egli aspira e
conquista per dir cosi una nuova 'velocità’, un nuovo movimento della rappresentazione, una
nuova sintesi che sono tutte conquiste finalmente di autentica libertà espressiva.
Oggi — ed è conquista dei più recenti anni — la pittura di Santini ‐ che sta in un bilico prezioso
fra l'antico vero e la nuova astrazione — e il punto d'arrivo dunque di un lungo processo in cui la
pittura si e interiorizzata e le forme sono divenute finalmente asciutte ed essenziali. Pochissimo
a che vedere, si badi, dalle grandi esperienze degli astrattisti americani, di Pollock e compagni.
Semmai invece quella sorta di tentazione dell'astratto che ha governato la grande stagione della
pittura espressionista.
Recentissimo, quasi a segnare, con una citazione perfetta, la svolta rivoluzionaria di questa
pittura e il grande dipinto che arieggia alle picassiane 'Damigelle di Avignone’ citazione che
l'artista non ha bisogno di dissimulare ma che anzi sottolinea quasi come un nuovo manifesto
pittorico.
Si deve sempre parlando di un pittore e della sua pittura discutere anche di linea di disegno di
colore.
Per molti anni la linea di Santini e stata sonoramente toscana, sostenuta da una straordinaria
abilità disegnativa, documentata dalla bellissima serie di nudi e nudini che Santini ha disegnato
nel tempo (frutto anche di una severa scuola di nudo). Oggi però la linea non e più quella del
realismo toscano del grande Quattrocento, ma si è come alleggerita e sfaldata diventando dolce
semplice essenzialissima, a creare forme tondeggianti e sommosse che campiscono l’astratta
spazialità del quadro. Anche i colori, ormai quasi tutti di base, hanno una squillante e nuda
identità.
Cosi ci appaiono le nuove monumentali pitture di Santini, artista quanto mai inquieto, ma
sempre alla ricerca di un equilibrio di una tutta sua 'classicità' che sia finalmente la voce
autentica di quell'intima verità che egli si impegna a raffigurare e che ultimamente pare aver
raggiunto una vittoriosa sua sintesi.
Ma non è un traguardo definitivo; è semmai il punto d’arrivo di una parabola (agli inizi abbiamo
parlato di un arco) che ha ancora fruttuose prospettive di più ricchi raggiungimenti.
Pochi artisti come Santini hanno affidato la propria inquieta ricerca interiore ad una serie di
successivi e variati messaggi, facendo intendere come per lui la pittura è il difficile crinale, il
punto d'incontro fra la sua intima visione e la realtà esterna.
Un compiuto portolano della navigazione pittorica di Santini deve anche tener conto di un altro
suo aspetto cioè, di Santini scultore in legno. Si veda il suo bellissimo Cristo crocifisso intagliato
nell'olivo, o altre consimili opere che sono le carte parlanti del suo bisogno di sobria e nuda
sintesi. Di quel passaggio cioè dalla forma all’essenza che Santini ha inseguito nel suo lungo
itinerario espressivo e che oggi ha raggiunto una felice libertà.
Dallo scultore al colorista: nell'atelier di Santini sono raccolti, in un angolo, una serie di bozzetti
informali, di recente fattura, tutti e solo fatti di colore puro dilagante o giustapposto. Studi, si
direbbe, che hanno a che fare con quei lampi di sintesi a cui ormai l'artista aspira.
Non stupisca se nella inquieta ricerca del proprio itinerario, l’antico paesaggista della bellezza
toscana, dichiari ora sommessamente 'non mi piace la realtà, devo esprimere un mio diverso
mondo'. E proprio da quella toscanità da cui pure ha desunto tante antiche e nobili qualità,
Santini oggi si proponga più aperti luoghi dello spirito (da Praga a Parigi) che meglio rispondono
al suo essere pittore estremamente moderno e pur tuttavia profondamente originale.
Pier Francesco Listri


IF A PAINTER PAINTS LIKE THIS



The long way of the master Franco Santini
If the experience of an artist could be represented as an arc, the pictorial history of the master Franco
Santini would be a perfect arc. At the beginning his artistic life traveled on curved path in figurative
landscaping. Then he reached an excellent quality, which is now, his successful conquest.
His first exhibition happened in Viareggio at the famous gallery of Vageri in 1973. In this time he was a
young Florentine painter of twenty‐five years with a nice pseudonym Sanfra. He presented a series of small
works with graphical trend which recalled the style of Picasso.
Curious fact because, in general, the artists, especially those touched by Tuscany beauty tend to show
the tenuous and delicate landscapes of this beautiful land.
Slowly his painting has been transformed over the years. For ten years he stopped painting and decided
to devote himself to horsemanship and became a riding instructor.
This experience was very important because, in a later period, the horse theme became present in his
works strongly.
When he returned to painting, he choose for the landscaping realism. Santini drew and painted
everything he saw of reality around himself in open air, especially the streets and historic squares of
Florence as Saint Spirit square, Passera square, Ardiglione street, the Cestello. You must see Santini as a
great landscape painter. In this time, several exhibitions happened in Prato, Vicchio and Pontasieve that
certify his geniality.
His art education comes from post‐macchiaioli influence, mainly two great masters of painting like De
Pisis and Morandi contributed to his artistic training.
From the first he inherited the facility to use the brush as a flutter of wings that touch the canvas quickly
leaving colors and shapes printed as a kind of shorthand painting. From Morandi, I believe that comes the
Santini’s desire to achieve synthesis through naked and compact volumes represented very well in his
masterpieces of still life. You can understand that the merit of Santini is the fact he has managed to see
beyond the impressionistic, almost sensing a contemporary painting.
But these are just ramblings that this critic tries to explain the painting of our master which over time
has undergone a deep metamorphosis.
Abandoning the Tuscan landscaping realism, Santini began using canvases of large dimensions that deny
any hint of naturalism. These new canvases were characterized by a free expression of shapes and colors.
Here it is the Santini’s revolution, a victory achieved through stages rebuilt on the same canvases that
once were painted with figurative precision later its reappear in a different way with a new optical
expression.
Now we can see a new the Saint Spirit square no more realistic but with white houses replaced by
dense images with no precise boundaries. We can admire the splendid scenery of Venice or even those
narrow streets of Florence that show deeper truth expressive and marked the definitive break with
naturalism.
Several psychological reasons contributed to this new expressive language developed by Santini. He
once said me: “I should get out of reality and join my fantasy”. He mentions his need to conquer a new
speed, or a new motion of synthesis and representation which can define the achievement of an authentic
expression of freedom.
Today, the Santini’s painting shows this long evolutionary process in which the painting was internalized
and shapes became more essential and compact. This revolutionary metamorphosis can be seen in latest
masterpiece of monumental dimensions and inspired in the Picasso's canvas "The Avignon misses".
When we talk about the life of a painter, we put out discussion his drawing line and color.
For many years his line was typically Tuscan demonstrating an amazing ability for drawing. This capability
is documented in the beautiful series of artistic nudes produced by Santini in the early years of his artistic
life.
Today, his line is no longer that of the Tuscan Renaissance realism. His line was transformed, becoming
sweeter and has simplified almost essential that create rounded shapes in the abstract space of the canvas.
He use basic colors with a strong identity.
Thus the new monumental paintings of Santini appear, set by this restless artist always seeking a
balance, a synthesis, between his classical heritage and the authentic and spontaneous inner voice .
Admiring his last works you can see that finally he achieved the perfect synthesis desired for so long
time.
This is not a definite conclusion but a end point of a parabola, since we started talking about a arc. Thus
we can predict good future prospects and promising achievements.
Few artists like Santini had the courage to express own internal questioning and restlessness during the
artistic process, showing the hard way to meet balance between the inner vision and outer reality.
Santini is also a sculptor. The beautiful Christ carved from olive root repeats the same need for synthesis.
He has come a long way so expressive from the shape to the essence reaching a happy artistic freedom
now.
From sculptor to colorist painter, in his studio one can find a series of informal sketches done recently
that attest his focus in the use of basic colors prevalent on inaccurate shapes. These studies reveal his
aspiration to achieve the maximum perfect synthesis.
Not surprise if this restless search own way, the old Tuscan landscape painter now declare: "I do not like
reality, I must express my different world”.
With the help of his Tuscan heritage which he has acquired so many noble qualities, today Santini can
expand his proposal to places more open minded as Prague and Paris that can respond better to his
original essence of modern painter.
Pier Francesco Listri










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