Il segno pittorico di nuovo protagonista.
Fabio Torini c/o Fuori dal Perimetro Srl 055 0516498
Fabio Torini, giovane artista, è a giusto titolo considerato un continuatore del movimento nucleare che nasce in Italia intorno alla metà del Novecento e che ha annoverato tra le sue fila artisti del calibro di Baj, Dangelo, Bertini, Colomba, Preda, Tullier, Dal Fabbro. Proprio Dal Fabbro, uno degli esponenti più significativi del movimento, scriveva nel 1954: "A un pittore nucleare non chiedere il disegno, il colore, la composizione, la somiglianza, e tante altre astrazioni inventate dai retori per far da pretesto alla loro libidine di adoprare il vocabolario. Se mai, provate a chiedergli un tappeto di allucinazioni, una zona occulta di ricordi dimenticati e di presagi ingiustificati, o un delirio molecolare inframezzato da passaggi di comete ancora anonime".
Erano anni fecondi e turbolenti, un periodo saturo di creatività, durante il quale gli artisti avvertono l'esigenza di recuperare gli ideali surrealisti e dadaisti, re-interpretando convenzioni estetiche e luoghi comuni; insomma opponendosi fermamente agli stereotipi classici che imbrigliavano (ma non molto è cambiato ancora oggi, anche se viviamo il dramma diametralmente opposto della scomparsa dell'artista, nascosto nel media-cyrcus multimediale) la libera e giocosa espressione individuale.
Il percorso artistico-creativo di Fabio Torini è più articolato e complesso, possiamo anche dire, tormentato e parte sì dal rifiuto di ogni dogmatismo, ma non pittorico-formale (ormai spazzato via dagli sviluppi dell'arte contemporanea, centrati sulla performance e sull'happening) bensì in virtù di un approccio tradizionale, autodidattico-esperienziale che si aggancia storicamente al grande contributo critico-intellettuale e artistico di Alberto Savinio, il fratello di Giorgio de Chirico, che si autodefiniva un "grande dilettante" e che propugnava "un'arte totale" in cui ciascuna tecnica è un "modo autonomo e
insostituibile del pensiero" (Giulio Carlo Argan). Fabio Torini reinventa se stesso e intraprende con coraggio e determinazione un percorso artistico, tutto "saviniano", scettico e malinconico, ironico e consapevole dell'inevitabile decadenza del mito europeo dell'arte contemporanea.
Tra pulsioni inconscie ed ironia latente, Torini prova a rimettere in discussione elementi fondamentali come forma, colore, materia e stile: un gioco sottile e perverso al limite estremo di invenzione e creazione e qui inserendosi a pieno titolo nella tradizione novecentesca tutta italiana caratterizzata dal
movimento nucleare.
Come nelle menti di quegli artisti, all'unisono con quelle intenzionalità e quei sentimenti, inizia a farsi strada in Torini l'idea dell'esistenza di universi subumani e subatomici, costituiti da microbi, feti ed embrioni, da radiazioni e onde magnetiche e da funghi atomici... Soggetti non visibili, entità astratte dettate dal caso, che "abitano" la sottile linea che divide (o unisce?) reale e surreale.
La sua pittura, che propone colature e tracce a spirale realizzate "a inchiostri" su tela, crea forme implosive dalla sottile componente grafica. L'artista accentua i toni surreali col disegno di fantastiche architetture, simili a immagini radiografiche dall'organizzazione spaziale assai libera.
Di fronte ad una tela di questo giovane artista, non possiamo fare a meno di "respirare" come per Torini l'arte è qualcosa che implica un'interpretazione globale del mondo e come questo lo trasformi in "spettatore del mondo", tuttavia uno spettatore attivo che fa della ripetibilità e della variazione ugualmente infinita del segno, l'aspetto nuovo della sua poiesis creativa, e della 'oggettività' del segno pittorico, privato d'ogni implicazione simbolica, l'unico valido "strumento" della propria evidenza fenomenica.
Fuori dal Perimetro