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055.224028

Matteo Paolantonio

"Diario di viaggi"

LIBRO DELLE VISITE
La mostra si è conclusa il 15/11/2007


CONTATTI:
MATTEO PAOLANTONIO
Piazza Walter Tobagi, 15 – 50066 Loc. Ciliegi –REGGELLO (FI)
Tel./fax 055 8662228 – Cell. 347 5790467
E-mail : matteopaolantonio@libero.it

NOTA BIOGRAFICA
Matteo Paolantonio è nato a Manfredonia nel 1970. Ha studiato Pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze e su segnalazione della stessa ha frequentato un corso di perfezionamento sulla tecnica dell’Affresco. Dal 1996 collabora come coordinatore dei seminari d’après i Maestri del Novecento, presso la Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti. Vive e lavora a Reggello, Firenze.

MOSTRE PERSONALI
• 'VEDUTE DI PAESE', Villa Forini-Lippi, Montecatini terme (PT), 1996;
• 'ARIA DI PAESI', Galleria Pugliese Arte, Villa Guicciardini, Firenze, 2000;
• Galleria 'Oltre l'Arte', Figline Valdarno (FI), 2001;
• Centro d'Arte Puccini, Firenze, 2001;
• Sala espositiva Pro Loco, Radda in Chianti (SI), 2003;
• ‘PAESAGGI’, Comune di Massarosa, Massarosa (LU), 2006.

MOSTRE COLLETTIVE
• 'VEDUTE MONTECATINESI', Villa Forini-Lippi, Montecatini Terme, 1994;
• 'CALIFORNIA STATE UNIVERCITY E ACCADEMIA DI BELLE ARTI', Galleria Via Larga in Firenze, 1995;
• 'XLVI RASSEGNA G.B. SALVI E PICCOLA EUROPA', Palazzo Oliva in Sassoferrato -AN, 1996;
• 'COLLEZIONE D'ARTE CONTEMPORANEA' del Credito Cooperativo della Valdinievole, Montecatini Terme, 1998;
• 'ACCADEMIA IN GALLERIA-d'aprés Maestri del Novecento', Lyceum Club Internazionale a Firenze, 1998;
• 'THE NEXT GENERATION PITTURA', a seguito del concorso nazionale di pittura organizzato dal Rotary Club Fiesole, Galleria Via Larga in Firenze, 1999;
• Mostra dei disegni del libro 'ANGELI A TIMBUCTU', Comune di Prato, Assessorato alla Cultura, Biblioteca Lazzerini, 1999;
• 'L'ARTE A FIRENZE' tenutasi nella sala mostre della Bank Brussel Lambert a Brugge (Belgio), 1999;
• 'ANNO 2000', salone ex Leopoldine di Firenze, 2000;
• E' selezionato per un'esposizione al 'Palagio di Parte Guelfa', Firenze, organizzata dall'Assessorato al Comune di Firenze, 2000;
• 'Pinocchio' , Sala della Colonne dell'Ente Cassa di Risparmio di Firenze, in collaborazione con la Fondazione Nazionale Collodi e Cassa di Risparmio di Firenze, 2001;
• ‘LA MIA IDEA DI CAMPAGNA ROMANA E LAZIALE’ a seguito del Primo Concorso Nazionale per artisti e giovani creativi, Castello Baronale di Fondi (LT), 2002;
• Manifesti d’artista, Sala Espositiva, Comune di San Miniato, Aprile 2004;
. Esposizione presso la Sala Barna, Grupo Batik Art, Barcellona, Spagna,Ottobre 2004;
• Collettiva a Marina di Lepanto (Montafalcone), Luglio 2005;
• ‘ArteFiera’ Reggio Emilia, Dicembre 2005;
• Collettiva presso la Galleria Artelier, Milano, Marzo 2006;
• Collettiva presso la Galleria Artelier, Milano, Settembre 2006.

“Il paesaggio è il leit motiv dei suoi dipinti, inteso come il luogo della libertà pittorica; l’uso nei quadri di formati rettangolari allungati permette la dilatazione dello spazio ed una riduzione del tema compositivo ai due elementi fondamentali del paesaggio: la terra ed il cielo……Una pittura ariosa ne scaturisce, serena, a tratti solenne nella vastità che discopre. Le macchie di colore insinuano l’emozione di una natura animata, del colloquio interiore con una presenza sottesa dell’acqua, al cielo, alle fronde. Come scrisse Henry Corbin, da questo colloquio spirituale emerge con tutta evidenza, alla consapevolezza del cuore, come la Terra altri non sia che un Angelo.” (Renzo Manetti, Nota dal catologo della mostra personale ‘Aria di Paesi’, Firenze, 2000).


Aria di paesi
Paolantonio è una voce nuova nel coro del naturalismo pittorico, inteso nell’accezione storica del termine. Ritorno al paesaggismo nella fattispecie: con una visone diretta, immediata della natura; fuori di avanguardie, retroguardie e transavanguardie. Il giovane artista non ama elucubrazione e artifici di scuole. Si pone di fronte a vedute di paese con la fresca e lieta disposizione della sua età già provvista di un mestiere apprezzabile e garbatamente baldanzosa. Con una avvertita spontaneità svegliata dallo scenario che la natura offre a diletto dell’occhio e dell’animo. Per una sorta di innamoramento schietto, confidente, che subito ti convince.
Nasce da questo quella spazialità ariosa e luminosa fatta costume tematico. Come il campo lungo dei cineasti. Per il quale il primo piano si stende, vanisce su cortine di alberi o profili collinari, coronati da lembi di cielo dove nuvole sporadiche navigano al soffio del vento.
Nel mezzo ecco i coltivi, gli acquedocci, e filari o frutti che avvertono della presenza dell’uomo operoso. Ma insieme agli aspetti georgici, c’è anche la natura spontanea: lande, brughiere, con piante cespitose, palustri, arenicole.
A significare una passione contemplativa totale, che non sottende ambizioni ecologiche o esaltazioni rurali. Bensì la letizia ammirativa di chi si abbandona indistintamente allo spettacolo naturale: nell’ordinato e nell’intatto, nei segni della civiltà e nel selvaggio. Gli stessi caseggiati che vi compaiono sono tratti dello stesso volto tematico.
Nasce allora in chi guarda l’idea di un canto monodico, lirico; voce personale del sentimento che la natura detta allo spirito. Canto che trova nella luce e nel colore le sue corde sottili e sollecitanti. Il paesaggio è scandito nel frastaglio delle piante, nei riflessi delle acque, nei barbagli di sole sulla verzura. Una luce mattinale (al più meridiana) s’infiltra, si screzia, dilaga ovunque, creando scacchiere di chiari e di ombre e penombre. La opera un colore non pastoso, non materico, non restituivo, ovvero realistico; ma velino, sottile, capace di porgere una scabra dolcezza ottica.
Un colore naturale, vero, articolato nella spedita varietà di lucidi verdi, di rossi anche intensi, rutilanti, di gialli ocracei. Paolantonio disegna col colore, costruisce e modella le forme.
Questa in sintesi la pittura del giovane artista: una sorta di diario odeporico, cioè di viaggi, di visitazioni: Toscana, Puglia, mare, monte, fiumi.
Questa è la modernità di Paolantonio, il suo naturalismo. Se èchi vi risuonano inviati da correnti più o meno contemporanee, chi ben guardi li considera nozioni ormai diffuse, comuni. L’impressionismo gli ha dato, come a tutti, il senso della luce e dello spazio, ma senza la scomposizione del colore, nel nostro artista nitidamente sovrapposto. E il toccheggio dei macchiaioli è ridotto a dettaglio accessorio e sporadico. Come certe profondità del Tosi paesista perdono qui la matericità dell’impasto a vantaggio di una sottilità cromatica di estrema finezza.
Elvio Natali

Firenze, aprile 2000
























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