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Bardhyl Alibali Via de' Vanni, 22 Firenze
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BARDHYL ALIBALI, IL SENSO DELLA FORMA E DEL COLORE
La personale ricerca e l’urgenza di esprimere la propria creatività e il proprio sentire, hanno fatto sì che il giovane Bardhyl Alibali abbia assimilato i valori dell’arte informale, facendo propria una gestualità libera ma non casuale, istintiva ma anche ponderata e studiata, a cui affidare il suo mondo interiore e insieme la realtà quotidiana.
Nato il 4 dicembre 1979 nella “Firenze dei Balcani”, ovvero a Scutari in Albania, ha assimilato la storia e la cultura della sua città per poi seguire per un anno l’Accademia di Belle Arti di Tirana, prima di giungere a Firenze nel 1999. Qui si è stabilito ed ha frequentato l’Accademia di Belle Arti sotto l’autorevole guida del Prof. Adriano Bimbi, il quale lo ha introdotto nell’ambiente artistico fiorentino. Diplomatosi in pittura nel 2006 con una tesi sui paesaggi di Klimt, ha partecipato a varie esposizioni. Dalla prima mostra di grafica nel 2004 in Serbia, alla più recente nel gennaio 2010 presso la “Casa della Creatività”, spazio espositivo per giovani artisti in via Vecchietti a Firenze, nell’ambito degli scambi culturali tra Italia e Albania.
Attratto dalle potenzialità costruttive del colore, Bardhyl usa la spatola per creare basi materiche dense di effetti luministici e di contrasti che fanno da supporto ad una trama segnica realizzata proprio con il colore, steso preferibilmente mediante delle siringhe, alla maniera di Pollock, ma personalizzato in modo da definire nettamente le immagini che conquistano lo spazio, acquistando concretezza e dinamismo nelle rappresentazioni di vedute urbane, con le biciclette appoggiate ai muri sbreccati di qualche vicolo del centro storico fiorentino, oppure di cantieri navali o porti che riconducono alla terra d’origine dell’artista.
Infatti, Bardhyl che è anche un eccellente disegnatore e ritrattista capace di indagare nell’interiorità del soggetto, dimostra di saper connettere la precisione e l’acutezza grafica ad una gestualità di matrice espressionista-informale a cui ha saputo conferire la propria identità artistica.
Vibrano di un soffio primordiale i paesaggi plasmati da morbide tonalità quasi monocromatiche che vanno dal rosso a tutta la gamma dei bruni, dei marroni e dei grigi, lasciando intuire visioni velate dalla memoria. Nell’intimo dialogo con la natura, lievitano profili e immagini realizzati attraverso un reticolo di filamenti cromatici che si distendono, si sovrappongono e si aggrovigliano ordinatamente, formando rilievi volumetrici e soluzioni prospettiche di assoluta suggestione.
L’artista avverte profondamente il senso della forma e del colore quali elementi in grado di fondersi, divenendo un’unica entità viva e palpitante. La sua poetica si dispiega attorno alla forza della materia, che ora si addensa e si incupisce in accostamenti dissonanti, ora si dissolve e si accende in squarci di luce, seguendo una tensione emotiva che imprime un andamento dinamico alle composizioni, sempre nella piena adesione alla realtà in continuo divenire, a quel sentirsi nell’immenso respiro della natura.
GABRIELLA GENTILINI
Firenze, settembre 2010