"... è pittore squisitamente moderno perché vive con lancinante grazia le emozioni e le contraddizione del tempo presente. Egli è anche però pittore "antico" come può esserlo un vero e grande artista italiano del ventesimo secolo, avendo attraversato le avventure del Novecento senza mai dimenticare le ragioni profonde che sostengono la nostra tradizione figurativa. Una tradizione che ha i suoi punti di riferimento nella ricerca contestuale dello splendore del Vero e dell'armonia interna che dà ordine al Vero. All'interno di questo due poli si è mossa, in tutto il suo percorso, l'arte di Scatizzi. Ora inclinando dalla parte della pura bellezza (la qualità degli impasti, l'accensione dei colori, i tocchi di spatola, le strisciate gloriose del pennello, la gioia della pittura sensualmente goduta) ora privilegiando la struttura delle cose, il loro scheletro invisibile, la "metrica antichissima ed essenziale" (direbbe Ragghianti) che ci permette di capire il senso ultimo del mondo visibile".
Antonio Paolucci (1997.
"... In Sergio Scatizzi (Gragnano, Lucca, 1918), il tema del paesaggio toscano è particolarmente sentito, ma è trattato con l’impetuosità del gesto dettata dall’urgenza interiore. Dal colore, steso abbondantemente con veloci spatolate vibranti di luce che rasentano l’informale, si sprigiona l’energia gioiosa della vita. Inconfondibili le sue terre volterrane, capaci di restituire il senso primordiale della natura, come l’esplosione cromatica dei suoi fiori, in cui scorre l’esultanza del gesto pittorico e l’emozione si fa tangibile nella plasticità della materia pittorica. Artista insignito di numerosi riconoscimenti e vincitore del XVIII Premio del Fiorino di Palazzo Strozzi nel 1967, Scatizzi vanta una formazione che comprende un soggiorno a Roma - dove entrò in contatto con l’ambiente di Mafai - ed uno a Parigi. La sua attività si intreccia con De Pisis, Morandi, Giovanni Comisso e con l’ambiente artistico e letterario fiorentino di Ardengo Soffici, Ottone Rosai, Nino Tirinnanzi, nonché con Mario Marcucci, Ugo Capocchini ed Enzo Pregno..."
Gabriella Gentilini, "Uno sguardo sull'arte del Novecento, Diple Edizioni, Firenze, 2007.
"... la sua pittura energica e materica, le terre volterane spatolate di colori intrisi di luce, i fiori, fragranti di corposa freschezza, le nature morte, sciabolate all'informale ma compiute nella loro essenza dirompente".
Gabriella Gentilini, dal catalogo della mostra personale presso Gren Faim, organizzata da Firenzeart Gallery, ottobre-novembre 2007.