Cenni dall’Antologia della Critica estratti dal sito web (www. marcellobertini.com)
Giovanni Faccenda (Fiesole 2008)
Da tempo incamminata verso orizzonti di palpitante lirismo, scrive Giovanni Faccenda, la pittura di Marcello Bertini mostra oggi, in una suggestiva quanto coerente attualità, alcune intime implicazioni che allargano ed approfondiscono la sua stessa dimensione narrativa. Basterebbero certi scorci dipinti nella luce mattinale di un autunno che rispecchia la malinconia dell’esistenza, per realizzare quale toccante sentimento abbia ispirato ed accompagnato Bertini, in tempi recenti, al cavalletto. Poco importa se tale impegnosi è consumato en plein air o nel suo studio: contano, al contrario, i risultati, che assapori sempre più serrati entro un recinto severo. Dopo aver albergato tra Barga e Castelvecchio, nei luoghi che furono del suo Pascoli, ora Bertini raggiunge Fiesole, offrendosi all’incanto che già ebbe ad ammaliare molti illustri viaggiatori
Ugo Fortini (Campi Bisenzio 2007)
“LA PULSIONE CREATIVA” è il dolce e allo stesso tempo tormentato ‘bagno penale’ in cui ogni artista è costretto a vivere e dal quale non si libererà mai. Nascere in cuore all’arte è dono che si sconta! Tale ansia è profondamente vissuta da Bertini, convinto e sofferto pittore del ‘bello’. Che si manifestanelle sue linee eterne.
Dino Carlesi (Pontedera 2008)
“LE STRADE DELL’INVENZIONE CREATIVA”, , non sono solo patrimonio dell’informale e dell’astrazione: l’opera di Bertini testimonia quanto una visione oggettiva del mondo reale consenta spazi di libertà inventiva e di novità espressiva. -Forse per questo Bertini non si è lasciato mai travolgere dall’astrazione allettante dell’arbitrio e dalla forzatura a tutti i costi! L’artista è sempre se stesso, “dipinge sempre se stesso” (scriveva il Croce) e realizza armonia e misura in rapporto al proprio io: anzi, le cose esistono se l’artista le fa sue, se le coordina mentalmente, se va a scovarsele in un’interiorità che precede la stessa realtà in nome della memoria creativa.Gli “interni” di Bertini: opere figurative ma che trascendono il reale per stemperarsi in liquidità coloristica di mirabile efficacia lirica, quasi l’urgenza poetica premesse per svincolare l’immagine dalla sua realistica identità.
Giovanna Maria Carli (Campi Bisenzio 2007)
“I COLORI FANTASTICI”, siano essi più o meno vicini a una osservazione dal vero, sono ottenuti per mezzo di una faticosa, scrupolosa quanto ardimentosa e incessante ricerca cromatica che la critica ha definito di alchemica derivazione. La bravura coloristica di Bertini è indubbia e prende spunto dall’osservazione del vero come pretesto, per poi sciacquare l’impronta realistica nelle sfere emozionali e psichiche, dove si sedimenta il vissuto delle cose. - I fondi in cui Bertini mette in scena la piéce che ha come protagonista uno o più vasi di fiori, accompagnati da libri, vasi vuoti o con pennelli, teiere, brocche, frutti, piatti, bottiglie, oggetti tratti da un quotidiano dimesso, sono trattati con una varietà cromatica sorprendente con lo scopo di far risaltare nella sua regalità l’epifania floreale come specchio del Sé. - I suoi sono paesaggi che ancora oggi possiamo scoprire nella nostra Toscana e la sua pittura, il suo vasto catalogo sul genere, ci offre una mappa per giungere agli incanti poco distanti da noi. Rifuggendo dal didascalismo di maniera e avendo escluso per scelta poetica la rappresentazione della figura umana – egli vuole il paesaggio protagonista – Bertini è capace di infondere alle proprie creazioni una sorta di rispetto reverenziale.
Umberto Cecchi (Fiesole 2008)
“Io fre le opere di Bertini”, preferisco i paesaggi: quelli che si aprono sulla tela come le pagine di un libro, e che mostrano con un orgoglioso pudore i colori di una terra fascinosa, quasi sfacciata nella sua voglia di donarsi. Impudica nella sua bellezza. Preferisco il racconto che si sofferma agli angoli delle strade e cerca di aprire cancelli serrati su misteriosi giardini dove il colore gioca con le ombre e i rami delle piante scrivono sulla superficie di cieli d'un azzurro intenso, storie brevi piene di nostalgia. Ricche di tradizioni. I racconti di gente antica, con nell'animo un qualche ultimo lampo di ironia etrusca. I cancelli di Bertini sono strade sul lungo sentiero dell'esistere, nessuno può dire quando si apriranno per permettere ancora di riprendere il cammino, né quando si chiuderanno dietro di noi, per segnalare che il viaggio è finito 'fra quattro zolle di sole e il rubino del vino/ fra un cespo di viole e te amor mio vicino', come scriveva quello sciagurato meraviglioso poeta che fu Omar Khayyam, uno dei poco capaci di mettere in poesia la sintesi fra colori, sapori, luci e amori. Certo: i cancelli di Bertini, quelli chiusi all'angolo della strada, quasi nascosti al passo della gente, con le sbarre accecate da lenzuoli di latta che impediscono di guardare oltre. Perché quell'oltre è solo nella fantasia del pittore. E' nel destino. E ci si potrebbero scrivere storie senza fine su questi cancelli ciechi che formano caleidoscopi di colori con il verde degli alberi, il bruno dei rami, il rosso di un tetto nascosto, l'azzurro del cielo mimetizzato fra nuvole basse e cariche di promesse.
Cristina Acidini (Barga e Castelvecchio Pascoli 2007)
Bertini a questo incontro,si presenta con la forza vitale della sua pittura e prima ancora del suo disegno. È il disegno infatti che anzitutto capta e propone la ritmica dei partiti geometrici sottogiacenti nelle cose: gli spigoli delle coste rupestri puntate verso il cielo, le linee spezzate delle chiome di alberi maestosi, l’incrocio spontaneo – e quanto elegante – delle falde dei tetti accostate a testuggine, il mosaico spoglio delle facciate ristrette l’una all’altra, come a voler proteggere dalla curiosità o dal pericolo la vita dei paesi e dei loro abitanti. Nei quadri poi il colore si addensa a costruire muraglie o si scioglie nel riflesso in uno specchio d’acqua, si slancia negli scuri pennacchi dei cipressi e si aggroviglia nei rami degli ulivi, adombra atmosfere silenti o fruscianti in cui si può ancora distinguere l’eco nella quale affondano le nostre radici culturali [toscane], così vive da alimentare tutt’oggi fioriture di immagini come quelle che Bertini ci regala. Cristina Acidini
Pier Francesco Listri ( Firenze 2002)
Bertini attinge, in certi felici momenti creativi (quando i suoi equilibrati e misteriosi interni, i suoi lirici fiori, le sue sintesi paesaggistiche prospetticamente perfette smemorano la datità naturalistica e si affidano totalmente alla magia della pittura), notazioni sintattiche che sono già proprie del linguaggio informale. Allora la gradevolezza di questo pittore all’apparenza così facile si fa solenne e originale linguaggio di poesia. Così un pittore della sfolgorante verità naturalistica sa essere diarista finissimo di una cronaca spirituale, sempre attuale e sempre nuova. Pier Francesco Listri
Nicola Nuti ( Barga e Castelvechio pascoli 2007)
Da sempre il paesaggio è il ritratto dell’anima, filtrato attraverso quello che i romantici chiamavano zeitgeist, lo spirito del tempo. - Nell’artista si scorge la comune radice poetica tra parola e immagine dipinta, il trasalimento, lo stupore di fronte al silenzio in cui sono immerse le cose di quotidiana dignità che diventano tutto l’universo; e anche certe analogie, che Bertini sa trovare nella concretezza dei mezzi visivi, per cui risolve ogni suggestione letteraria in immagine formata di linee, colori, forme plastiche.
Pittura densa; pittura senza scampo si direbbe, che scioglie la tensione tra gli spazi con pennellata mossa, dove la case, gli alberi e perfino il cielo vengono quasi tradotti in volumi plastici: Bertini accosta la materia cromatica, organizza compositivamente la pagina, seguendo il filo del racconto degli occhi, senza arzigogoli letterari o giustificazioni teoriche. Pittura per la pittura, incidentalmente in “rotta di coesione” con la “parola” pascoliana a sua volta così pittorica.
Eventi degli ultimi anni
Nel 2010 è a Lucca , ospite della Fondazione della banca del Monte, nella prestigiosa piazza S. Martino, con la mostra ‘ Il segreto svelato’ a cura di Marco Palamidessi
Nel maggio 2011, espone nella rassegna d’arte “Massaciuccoli, il lago degli artisti” a cura di Lodovico Gierut, presso le Scuderie Granducali di Serravezza (MS).Nel Maggio-Giugno 2012, partecipa alla mostra “Versilia”, a cura di Lodovico Gierut, nello storico locale Giubbe Rosse di Firenze.
Nel 2013 è a Forte dei Marmi con ‘La musicalità dei colori nella Poetica del vero’ e conclude l’anno a Barcellona con l’ExpoInternazionale. Nel 2014 partecipa alla mostra a cura di Lodovico Gierut intitolata ‘Artist journey in Europe ‘ presso la Commissione Europea di Bruxelles a Palazzo Berlaymont, Bruxelles. Ancora nel 2014 partecipa alla mostra ‘Effetto Frana’ organizzata dal Comune di Montespertoli e curata dalla storica dell’arte G. M. Carli; sempre nello stesso anno, è il Comune di Pontassieve che ospita la mostra personale ‘Alchimie fra colori e Poesia nella pittura del vero’.
Il 2015 è l’anno dell’evento Cina. Il Maestro Marcello Bertini viene selezionato dalla Regione Toscana per un soggiorno di un mese a Nanjing (Nanchino), città gemellata con Firenze. Il programma prevede la produzione di opere legate al contesto storico del paese che, insieme alle opere sul paesaggio toscano, partecipano a esposizioni in importanti luoghi istituzionali delle varie città. Oltre a questo prevede lo studio ad un progetto artistico sulla storia e la cultura cinese tramite la partecipazione a studi, incontri e convegni con l’Università e le realtà locali, delle città ospitanti: Nanchino, Wuxi e Shangai. Alcune opere del maestro sono adesso esposte stabilmente in prestigiosi musei e pinacoteche cinesi.
Nel 2016 Bertini è ospite nello splendido borgo federiciano di S. Miniato (Pi) dove espone a cura di G. Mannucci e A. Mancini nello storico palazzo Roffia con ’ Magie e Incanti di una realtà Poetica’. Nel 2017 partecipa a un progetto ideato e curato dalla storica dell’arte G. M. Carli in Sardegna nel Paese di Neoneli (OR) con una mostra personale e la cura di un laboratorio artistico, incentrati sulle realtà del territorio.