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Umberto Bianchini

E’ nato a Firenze l'8 ottobre 1934, dove ha risieduto e lavorato.
Dopo gli studi superiori ha iniziato l’attività di grafico pubblicitario e si è avvicinato al mondo dell’arte studiando la pittura, con particolare interesse per il postimpressionismo e per i ritrattisti toscani, specialmente per l’opera di Boldini. Ha frequentato gli studi di Enzo Pregno e di Guido Borgianni al quale si è legato di amicizia.
Il suo tema preferito è la figura umana, soprattutto quella femminile trattata con grande delicatezza e morbidezza cromatica.
Innumerevoli le mostre personali e collettive e le manifestazioni a cui ha partecipato raccogliendo consensi di critica e di pubblico oltre al conseguimento di vari premi. Ha inoltre partecipato per invito a numerose Collettive e rassegne internazionali. Sue opere si trovano in collezioni private e in importanti raccolte pubbliche. Due sue opere sono state acquistate dalla Presidenza dei Consiglio dei Ministri e dal Ministero per il Turismo e lo Spettacolo. Un suo dipinto è esposto al Museo Nazionale di Cracovia (Polonia).
Si è spento a Firenze il 12 gennaio 2010.
Gabriella Gentilini


"Umberto Bianchini, Silenziose armonie"

“...Il tema prediletto dall’artista è la figura umana, soprattutto quella femminile, colta nella naturalezza della quotidianità, o che troviamo spesso accanto ad un balcone aperto sullo sfondo di un’architettura fiorentina o qualche volta veneziana, oppure davanti alla finestra da cui si intravede un ameno giardino che riecheggia la pittura quattrocentesca, immerso in una luce albeggiante, cristallina, che avvolge senza toccare, che dilata lo spazio e diviene proiezione interiore. Il pensiero e l’attesa dominano quelle figure di donna, trattate con tocco delicato e leggero, con i capelli scomposti, o vestite elegantemente in un giorno di festa.
Inconfondibili le composizioni di volti, dei quali l’artista non ricerca una precisa fisionomia, bensì un’identità interiore, espressione del vissuto e del presente, con le gioie, i turbamenti, le contraddizioni, ma anche sguardo sul futuro, con le sue incertezze...
Quelle che Bianchini sa creare sono atmosfere ovattate, dove la trama disegnativa, sempre presente, è in funzione degli effetti luministici e cromatici. Il colore, soffice e vaporoso, modulato su tonalità tenui e sfumate, svolge un ruolo “scultoreo”, accarezza le figure, le modella, cattura le vibrazioni dell’aria, quasi fosse gonfiato da un soffio di vento che lo rende leggero e impalpabile come una nuvola. Un vento lieve che sembra sfogliare lentamente le pagine della vita, soffermandosi sui capitoli più densi di memorie, di affetti, di commozione... Composizioni armoniose come melodie, fatte di sottili e ben studiati equilibri, di pause e di silenzi, di note di intimità appena sussurrate e di respiri segreti... Giocattoli, specialmente bambole di porcellana e Pinocchio di legno sono spesso presenti nella sua pittura, testimoni del trascorrere inesorabile del tempo, metafore della felicità e dell’innocenza dell’infanzia, irrimediabilmente perdute. Memorie riposte, accantonate, dimenticate, ma sempre destinate a tornare vive e presenti. Basta sentirle dentro. Basta avere voglia di continuare a giocare e a sognare...
L’assoluta padronanza tecnica, affiancata da una sensibilità davvero non comune, consentono all’artista un’indagine a tutto campo su ogni aspetto dell’esistenza e soprattutto uno scandaglio della memoria, dei sentimenti, degli stati d’animo. Una ricerca meditata che non conosce sosta, come un diario pieno di annotazioni, di pensieri, di desideri, di riflessioni...”
Gabriella Gentilini

dal catalogo della mostra "Silenziose armonie", a cura di Gabriella Gentilini, Firenzeart Gallery,Firenze, novembre 2000.


Pittore di lunga esperienza, conosciuto in Italia ed in America, recensito dai principali quotidiani e dalla TV, Umberto Bianchini colpisce a prima vista per quella sua ineffabile tristezza di oggetti e persone, come al di fuori del tempo e nello stesso momento presente in ogni possibile dimensione temporale, per una sorta di malinconia, quasi d'abbandono ed inutilità, in una gamma coloristica dai timbri passionali d'autunno, anche quando la giovinezza domina la scena, se non l'adolescenza di uomini e cose.
Ed ecco il Concertino, su truciolato leggero, di base cromatica bianca - luminosa, ragazze violiniste e violoncelliste dallo sguardo intento, e ancora la donna con il canarino. Egli capta e le figure e l'espressione dei volti, cui non sempre le parole sono sufficienti a rendere la consapevolezza, ed una certa calma, pur nel disperato tentativo di vivere e mettere a fuoco le proprie risorse.
Campiture ben studiate in composizioni, che, nell'irrinunciabile e amato figurativo, somigliano alla realtà. Ma non sono proprio questa, non la rappresentano, perché il supporto simbolista loro inerente sfugge persino all'autore, che si vale di qualsiasi mezzo a lui congeniale, per svelare e accarezzare forme e colori. Così dichiara infatti Umberto Bianchini, ma nell'inconscio quante percezioni, e da quella dimensione nebulosa ma istintiva dell'io partono i sentimenti e le figurazioni, parte - suo malgrado - un discorso molto articolato. L'autore è persuaso che la filosofia rovini l'arte e ha ragione - almeno a mio parere - perché l'arte è - e deve essere - pura espressione emozionale, nata da uno stato d'animo che si travasa nel fruitore, se l'artista possiede il dono della comunicativa.
E qui la comunicazione è costante, sia che Bianchini usi l'olio, o la tempera - da lui preferita perché asciuga più in fretta, permettendo così di non interrompere un discorso che urge nel cuore e nella mente. Fanciulle che danzano, silhouettes e volti, e l'uovo cosmico, simbolo della nascita universale, cellula primigenia, con due nudini che osservano, e sopra alcune donne in attesa di questa nascita metafisica.
Tempere su carta, e sempre questi volti un po' visionario come ipnotizzati, ma talvolta decisi e talora dolenti. Ho la sensazione che un tale ritrovarsi della femminilità sofferente, nel senso migliore e più umano della parola, nasconda quel femminismo che qualcuno - o meglio qualcuna - gli negò. Anche nel quadro parapsicologico "la porta del mistero" è una donna che si arrampica per guardare, per svelare il senso recondito dell'esistente. Queste fanciulle in tutù, che sembrano mostrare al mondo grazie particolari, in effetti soffrono - o quasi - nell'interpretazione di un ruolo stanco e ripetitivo. Certo, sono comunque graziose, ma non è questo il punto, la verità è nella psiche femminile costretta, e spesso frustrata.
Non mancano i paesaggi, con ibis e spatole, senz'altro ispirati alla Toscana, e tratti da questa colorita tavolozza naturale, ma con un pizzico d'esotico, di lontano, anche loro. Molto vicino sentiamo, invece, l'uomo regresso quasi a scimmia, tuta antiradiazioni e auricolari per l'ascolto d'un programma pianificato: il paradiso terrestre è ormai fantasma, e attraverso una forma elicoidale, (il passaggio degli eoni e delle culture), egli si ritrova alle 'Piogge Acide' (tematica dell'opera), o meglio alla cultura delle piogge acide: la nostra.
Si, Umberto Bianchini adora il figurativo, cioè la forma e il colore, ma - suo malgrado - con quella cromatica incentrata sul bianco, sul lilla, su sfumature delicate di verdi e gialli, parla intensamente al nostro cuore per coinvolgerlo e sensibilizzarlo alla bellezza oltraggiata, allo scempio di tutte le componenti che danno un senso alla vita.
Duccia Camiciotti

"... Egli conserva la sua personale misura, il suo giusto umore, aiutando il lievitare delle immagini con quella nebbia di fondo, quel velo di luce riposante sulla tela, nella quale si annida il sogno creativo, ma anche il codice segreto del colore che attende la sua felicità espressiva, il suo momento di grazia".
Vittorio La Cava
Dal catalogo della mostra presso il Ministero per il Turismo e lo Spettacolo, Roma, maggio 1976.

"Una dolce maniera"

Fra gli innumerevoli mali in cui langue una sempre più intorpidita Firenze all’alba del terzo millennio, uno in particolare sembra essersi addirittura consolidato, con il trascorrere del tempo, in un crescendo davvero inammissibile: è la grave apatia con la quale la città ha di fatto emarginato i suoi artisti, relegandoli - come si fa con le cose che perdono a poco a poco la loro importanza - al più cupo dei dimenticatoi. Così, nell’assoluto grigiore di uno scenario come quello contemporaneo, che ha nel caos e nell’ignoranza i suoi riconosciuti capisaldi, è stato facile, purtroppo, trascurare, o addirittura perdere di vista, anche chi, in virtù della sostanza qualitativa intrinseca al proprio lavoro, dimostrava di meritare una ragionevole attenzione, e questo a causa della comprensibile riluttanza che accompagnava e tuttora inevitabilmente accompagna ogni osservazione critica riguardante l’odierno contesto dell’arte.
Tra i pittori da tempo confinati ad una ingiusta oscurità, uno in particolare, nel multiforme e contraddittorio panorama fiorentino, necessita da subito di una doverosa rilettura, che, prim’ancora che legittima, ritengo da considerarsi almeno necessaria. Mi riferisco ad Umberto Bianchini, personaggio persino scomodo al gelatinoso mondo delle inaugurazioni mondane, per via di un carattere poco incline alla diplomazia e alla retorica, e per questo, forse, guardato con sospetto anche da quei critici d’arte abituati a scrivere e a parlare solo di quei pittori che, in un modo o nell’altro, trovano sempre il modo di garantir loro pane e companatico.
Bianchini è l’esatto contrario di essi. Preferisce, infatti, continuare a dipingere senza vincoli, piuttosto che acconsentire alle subdole leggi di un mercato non più governato da principi meritocratici, ma da strane alchimie di prezzi base per altezza. La sua pittura, che qualcuno può verosimilmente intendere come il prodotto di uno spirito romantico e sentimentale, è tutta improntata ad una narrazione crepuscolare di oggetti e figure riconducibili ad una certa intimità domestica, ad un quotidiano fatto di sogni irrealizzati e promesse non mantenute, ad un complesso di speranze rivolte ad un domani possibilmente migliore che abbia tuttavia memoria dell’oggi e di ciò che è stato.
Così, in quel palcoscenico immaginario che è la vita, Bianchini arriva ogni volta al racconto affabulatorio, con la capacità di chi sa unire, ad un’espressione seria, una vena di sottile ironia, come a voler smontare i castelli di sabbia costruiti e distrutti dagli uomini ogni giorno.
In un certo senso, quella che in lui si avverte essere come un’urgenza espressiva di intatto valore è i parte riconducibile ad una condizione interiore piuttosto aggrovigliata, che s’indovina ormai radicata nella sua sfera più intima, quella dove sempre più spesso germinano immagini e ricordi di fati passati liricamente accompagnati da una nostalgica malinconia.
Fa dunque riflettere la dolce maniera di Bianchini, soprattutto in un momento in cui la pittura sembra aver definitivamente smarrito le sue radici, sedotta da illusioni avanguardistiche che conducono - come già è successo in passato -a cupi viatici senza sfondo.
Con ogni probabilità, nel millennio che nasce, gli artisti abbandoneranno i pennelli e forse i colori; chissà, anche le tele e i cavalletti andranno incontro allo steso destino...
Ripenseremo allora con una certa tristezza a quei pittori, come Umberto Bianchini, che preferirono vivere in disparte, perdutamente innamorati di un mestiere che deve rinascere, con trepidanti emozioni, ogni mattino.
Giovanni Faccenda

Presentazione in catalogo della mostra di Umberto Bianchini “Una dolce maniera” a cura di Giovanni Faccenda, Firenzeart Gallery, Montespertoli (Fi), settembre 1999.

“…In un momento un cui le avanguardie propongono a getto continuo correnti nuove che si esauriscono negli ismi nei quali il contenuto eclettico e manieristico è destinato ad un rapido consumo e ad una altrettanto rapida obsolescenza; in un momento storico particolare come quello che stiamo attraversando, in cui l’artista tradisce sempre più evidente il desiderio di raggiungere una veloce notorietà mettendosi al servizio delle varie propagande, si inserisce per contrasto la maniera di Umberto Bianchini. Una maniera di dipingere che si aggancia alla tradizione di una pittura non tecnica, una pittura fresca di semplice e genuina intuizione. Una pittura priva di segni di contorno, sfumata in un cromatismo filtrato e intriso di soffusa malinconia; è la fanciullezza che torna, rivissuta e inserita tra le pennellate come un momento di ripensamento delle cose del presente”.

Bruno Gemignani

Hanno scritto di lui i seguenti critici:

Renzo Ciappi - Romolo De Martino -Bruno Gemignani - Paolo Castellucci - Bruno Conti - Gino Gentile Franco Riccomini - Vittorio La Cava - Paolo Sfogli - Antonio Oberti Finenna Bartolomei - Carlo Prono - Mario Benedetti - Sergio Bartolini - Giancarlo Caldini - Elia Santono - Giuliano Scatarzi - Gianni Zingoni - Giosuè Betti - Romolo Baccani - Vivaldo Pili - Vittorio D'Aste Maria Teresa Moretti - Antonio Bedini - Rinaldo Tagiiavini - Mario A. Mazzoni - Nicoletta Alberti - Franca Nesi - Mauro Donini - Virgilio Lavore - Duccia Camiciotti - Galeazzo Auzzi - Pietro Chegai - Ernesto Nelli - Italo Marucci - Eduardo Bianchini - Aldo Giovannini - Mario Pelicetti - Maurizio Abbati - Sonia Salsi - Giovanni Faccenda - Gabriella Gentilini.

Si sono interessati di lui quotidiani e riviste d'arte: La Nazione Italiana - Il Lavoro - Gazzetta di Reggio - La Sesia - Tutto Cagliari - li Mattino - Giornale d'Italia - L'Unione Sarda - La Giustizia - Il Telegrafo - L'Eusebiano - li Resto dei Carlino - Il Popolo - Paese Sera - La Libertà - Boiaffi Arte - Eco d'Arte - Pegaso - Osservatore Toscano - Pungolo Verde - ]i Miliardo - En Piein Air - Pan Arte - Firme Nostre - Il Fauno - Arti alla Ribalta - Le Arti e gli Spettacoli - Poeti e Pittori - Il Cagliaritano - Praxis - Primi Piani - Toscana Arte 2000. Inoltre gli sono stati dedicati alcuni servizi televisivi e cinegiornali d'attualità.

Le sue quotazioni sono riportate da: Catalogo Nazionale Bolaffi - Annuario Comanducci - Arte Italiana per il mondo, ediz. Celit, Torino Panorama d'Arte Magalini, Brescia - Annuario Generale Artisti Toscani ediz. La Ginestra, Firenze - Storia Universale dell'Arte Moderna, ediz. CEI, Torino - Pittori e Pittura contemporanea, ediz. Il Quadrato - Icosaedro lnternational - Arte Italiana Contemporanea, ediz. La Ginestra.

Sono elencate alcune tra le principali esposizioni tenute da Umberto Bianchini.

1969 Prato Università Popolare " Galleria A.D. Arrigo "
1969 Firenze, " Galleria Goldoni " -
1969 Firenze, Palazzo Corsini, Sede Associazione Calcio Fiorentina
1970 Firenze, Centro Culturale " Olivetti "
1970 Pistoia, Galleria d'Arte " F.G. "
1970 Viareggio, Bottega d'Arte " La Versilia "
1970 S. Casciano (Firenze), " Saletta la Porticciola "
1970 Milano, " Centro Culturale Oiivetti "
1971 Dallas (USA), " Visual Art & Galiery "
1971 Saluda (USA), " Famous French Galieries "
1971 New York (USA), " Prestige Oiis Gailery "
1972 Reggio Emilia, " Saletta degli Artisti " F.A.R.
1972 Firenze " Galleria d'Arte Cennini "
1972 Quarrata (Pistoia), " Galleria d'Arte La Soffitta "
1973 Firenze, " Galleria d'Arte Maccolini "
1973 Basiiea (Svizzera), " Salone Internazionale d'Arte "
1973 Bologna " Galleria d'Arte La Pialla "
1973 Bari, " Art. 6'73 "
1974 Bologna, " Galleria Montparnasse "
1974 Crevalcore (Bologna) " Galleria l'Arca "
1974 Firenze " Galleria 14 "
1974 Prato " Galleria Ballerini "
1975 Borgo S. Lorenzo, " Galleria La Medicea "
1975 Latina, " Galleria S. Luca "
1975 Campi Bisenzio (Firenze), " Galleria ]'Ariete "
1975 Firenze, " Galleria La Piccola "
1975 Novacchio (Pisa), " Galleria Il Triangolo "
1975 Viareggio " Saletta Manetti "
1975 Reggio Emilia, " Palazzo dei Capitano dei Popolo "
1975 Grosseto, " Gelieria 38 "
1975 Salerno, Galleria " Il Quadrato "
1975 Cagliari, " Sala Torino "
1976 Salsomaggiore, " Galleria Mancuso "
1976 Roma, " Ministero per il Turismo e lo Spettacolo "
1977 Firenze, " Galleria Parione "
1978 Firenze, " Gada 56 "
1978 Tempio Pausania " Galleria La Zinetta "
1978 Poggibonsi (SI) " L'Gabbione "
1979 Vercelli " Bottega d'Arte A.B. "
1979 Orvieto " Galleria Malabranca "
1979 Arezzo " Galleria 7 di Quadri "
1980 Pisa " Galleria Il Navicello ".
1980 Gualdotadino (PG) " Pinacoteca Comunale ".
1982 Firenze " Sala d'Arte Afrodite ".
1983 Pontedera (PI) " Galleria d'Arte "Bizacuma" ".
1984 Bologna " Galleria d'Arte L'incontro ".
1984 Vittoria (RG) Galleria d'Arte " Il Cavalletto "
1987 Varese " Sala Varatti "
1987 Torbole sul Garda " Pigalo "
1987 Nago " Casa della Cultura "
1990 San Gimignano "Sala Comunale".
1991 Predazzo (TN) "Sala Comunale"
1991 Firenze "Sede Gruppo Donatello".
1994 Ferrara "Galleria d'Arte Il Rivellino".
1998 Hotel Abela Monaco (Principato di Monaco).
1999 Firenzeart Gallery, Montespertoli.
2000 Firenzeart Gallery, Firenze.
2001 Firenzeart Gallery, Montespertoli.

Opere di Umberto Bianchini (743)

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