LIDO BETTARINI, FANTASTICHE VISIONI
Un sole ferragostano infuoca un’immensa campagna dorata con i casolari che delimitano l’orizzonte, mentre una luce lunare illumina un tranquillo specchio di mare dove galleggiano primitive barche a vela. E’ l’iconografia, essenziale e rigorosa che connota le opere di Lido Bettarini, personaggio singolare ed estroso, pittore di una “realtà onirica“, espressa sempre con linguaggio misurato, privo di enfasi, dominato da una percezione fantastica che semplifica ed essenzializza le forme, quasi riducendole a simboli della memoria.
Quella di Bettarini è una ricerca solitaria, sicuramente originale, che affonda le radici in un figurativismo arcaico sostenuto da un’interpretazione moderna, a metà strada tra realtà e astrazione.
Di grande suggestione sono le sue fantasiose vedute di Firenze. Nell’immobilità silenziosa dell’Arno si specchiano le case, immerse in un’atmosfera rarefatta, a tratti nebulosa, illuminata da una luce lunare, irreale, impreziosita da tonalità iridescenti. E’ una Firenze sognata, trasfigurata da un’immaginazione contemplativa intessuta di un sentimento poetico denso di evocazioni malinconiche, di incanti fiabeschi e di seduzioni raffinate che qualche volta versano in toni drammatici e spettrali.
La sintesi formale e la linearità degli agglomerati urbani scandiscono il ritmo narrativo, lieve e pacato delle composizioni, esaltando una luminosità soffusa, radente, che tempera le sottili vibrazioni dell’aria ed avvolge come una pioggia d’argento.
L’artista dimostra una particolare predilezione per gli specchi d’acqua che si congiungono al cielo, sotto una luce astrale capace di costruire i volumi, quasi a voler sottolineare l’unione tra la realtà terrena e il trascendente.
I paesaggi innevati sfiorati da riverberi opalescenti, oppure le vaste campagne o le case sulla darsena, raggelate nei grigi perlati, riflettono una grande solitudine interiore e riportano la nostalgia di un mondo ormai sopraffatto dalla società industriale, che ha perduto per sempre i suoi valori. Il colore smorzato tende a dissolversi e talvolta a virare in rosa o in azzurri delicati, come nelle nature morte e nei fiori, metafore dello scorrere inarrestabile del tempo e dell’affievolirsi dei ricordi, nei quali però si avverte il senso di una profonda interiorità, quasi proiezione dello spirito, la stessa che troviamo nelle immagini sacre.
Una pittura dunque fatta di magici equilibri, di toni velati e di trasparenze in grado di comunicare intense emozioni che rimandano al mistero dell’esistere e inducono ad una riflessione attenta intorno e dentro di noi.
GABRIELLA GENTILINI
Dal depliant della mostra “Fantastiche visioni” a cura di Gabriella Gentilini, Firenzeart Gallery, Montespertoli,(Fi), 7-28 ottobre 2001.
Ha partecipato a moltissime rassegne in tutto il mondo, in particolare nelle città in cui lavora: Parigi, Cannes, Monaco, Strasburgo, Baden Baden, Madrid e in Svizzera. In Italia ha vinto oltre venti premi nazionali. Innumerevoli le mostre personali, la prima delle quali nel 1952 alle Officine Galileo a Firenze.